Gusto

Il gusto ce lo stanno rubando assieme al futuro. Ci stanno spacciando per qualità la morte del gusto e del giudizio personale. Codificano tutto e i nostri giudizi non sono liberi, possono muoversi solo dentro un campo semantico fisso dove il “mi piace” di facebook diventa la massima scelta che possiamo permetterci. Mi piace, cosa?

A me piace qualcosa per un motivo, a te per un altro. Non siamo uguali e non abbiamo tutti le stesse sensazioni. Qualcuno davanti ad un piatto di sarde alla brace e ad una caraffa di ouzo rabbrividisce (perchè vegano, astemio….) altri gioscono.Chi ha ragione? Nessuno.

Io su quella tavola vedo un mondo, tu dei pesci morti, Sta bene. Possiamo incontrarci altrove, magari vicino una pasta e fagioli. O dalle parti di un macco di fave con cicoria.

Il gusto è un prodotto culturale collettivo, comunitario, che crea il buono da mangiare perchè buono da pensare, ma anche il cibò tabù. E’ anche un prodotto del singolo, della scelta personale. E’ parente della parola perchè codifica, crea e distrugge.